
L’8 settembre 2025 è stato ufficialmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo degli incentivi per la mobilità elettrica, finanziato con fondi PNRR per un totale di circa 597 milioni di euro. L’obiettivo è quello di sostituire entro il 30 giugno 2026 circa 39.000 veicoli a combustione interna con modelli elettrici a zero emissioni.
Opportunità e limiti per le imprese
Il provvedimento riserva un’attenzione particolare alle microimprese, cioè quelle con meno di dieci dipendenti e un fatturato o bilancio annuo non superiore a due milioni di euro. Queste realtà potranno acquistare fino a due veicoli elettrici commerciali delle categorie N1 e N2, destinati al trasporto merci.
L’incentivo copre il 30% del prezzo di listino (IVA esclusa), fino a un massimo di 20.000 euro per veicolo, applicato come sconto diretto in fattura e successivamente rimborsato allo stesso venditore tramite una piattaforma digitale gestita da Sogei.
Ci sono però diversi limiti che riducono la reale portata della misura:
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Accesso ristretto: riguarda solo le microimprese, escludendo artigiani e piccole imprese con un organico o un fatturato superiore, che pure rappresentano una parte significativa del tessuto produttivo;
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Numero di veicoli limitato: massimo due mezzi per azienda, un tetto che può risultare insufficiente per chi opera nella logistica o nei trasporti urbani e avrebbe bisogno di rinnovare un’intera flotta;
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Obbligo di rottamazione: il bonus è concesso solo se si rottama un veicolo termico fino a Euro 5. Questo vincolo penalizza chi non possiede mezzi da rottamare ma vorrebbe comunque investire nell’elettrico;
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Costi iniziali elevati: nonostante l’incentivo, il prezzo dei veicoli elettrici commerciali resta elevato;
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Infrastrutture insufficienti: senza una rete capillare di colonnine di ricarica, soprattutto nelle aree produttive periferiche, il rischio è che il mezzo incentivato resti poco sfruttabile nella quotidianità.
Questi aspetti evidenziano come, sebbene positiva, la misura non risponda pienamente alle esigenze di chi opera nei settori artigiani e nei servizi locali, dove i margini sono ridotti e la pianificazione degli investimenti richiede certezze di lungo periodo.
Per i privati
Per i cittadini il contributo può arrivare fino a 11.000 euro, ma solo a fronte della rottamazione di un’auto a benzina o diesel fino a Euro 5. In assenza di rottamazione il bonus si riduce sensibilmente. Un altro elemento da considerare è l’ISEE: chi ha un reddito familiare più basso può accedere all’incentivo massimo, mentre per gli altri l’importo scende.
Il sostegno è pensato per l’acquisto di auto elettriche nuove, con prezzo non superiore a 35.000 euro (IVA esclusa), e lo sconto viene applicato direttamente in fattura dal concessionario. Restano però vincoli precisi: il veicolo rottamato deve essere intestato da almeno dodici mesi e il modello acquistato deve rispettare i requisiti ambientali fissati dal decreto.
In sintesi, si tratta di un aiuto importante, ma che non tutti potranno sfruttare: serve avere un’auto da rottamare, un ISEE contenuto e la disponibilità economica per affrontare comunque un acquisto che, anche con l’incentivo, resta impegnativo.
Stato dell’attuazione e criticità generali
Nonostante il decreto sia stato pubblicato, gli incentivi non sono ancora operativi: manca infatti la piattaforma informatica di Sogei attraverso la quale i venditori potranno gestire le pratiche. Le prime prenotazioni sono attese tra fine settembre e ottobre 2025, ma le tempistiche restano incerte.
Lo stanziamento pur consistente non potrà coprire l’intero fabbisogno: basti pensare che nella sola regione Veneto circolano oltre 350.000 veicoli Euro 5, mentre i fondi nazionali consentiranno la sostituzione di meno di 40.000 veicoli in tutto il Paese.
Il punto di vista di Casartigiani Verona
Accogliamo con favore l’iniziativa, soprattutto perché finalmente apre anche alle microimprese. Ma, come già ribadito più volte, non possiamo più permetterci politiche ambientali frammentarie, incerte e dettate dall’emergenza del momento. Le imprese hanno bisogno di un quadro normativo stabile e duraturo, non di bonus a tempo che rischiano di alimentare solo confusione e sfiducia.
Casartigiani Verona chiede con forza una vera visione di lungo termine: servono regole certe, strumenti fiscali chiari e piani di sostegno che accompagnino le aziende in modo continuativo. La transizione ecologica non può essere lasciata a interventi spot: è una sfida epocale che va affrontata con coerenza, con una strategia strutturale capace di rispondere alle esigenze reali delle imprese e di rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo.