
La Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse: 2,00% sui depositi, 2,15% sulle operazioni di rifinanziamento principali e 2,40% sui prestiti marginali. La decisione segna una pausa dopo otto tagli consecutivi iniziati nel giugno 2024.
La BCE motiva la scelta con la necessità di verificare se l’inflazione, pur in calo, stia effettivamente tornando in modo stabile verso l’obiettivo del 2%. I dati, in particolare quelli relativi ai servizi, indicano che le pressioni sui prezzi non sono ancora del tutto rientrate.
Il Consiglio direttivo ha ribadito che i tassi attuali saranno mantenuti finché necessario e che ogni eventuale modifica sarà valutata in base ai dati disponibili, senza preannunciare una direzione precisa.
Dal mondo del credito e del sostegno alle imprese, la scelta viene letta con attenzione ma anche con un certo grado di preoccupazione. Stefano Bertani, direttore di Fidi Artigiani, osserva: “Comprendiamo la cautela della BCE e il bisogno di non anticipare mosse che potrebbero rivelarsi premature, ma dal nostro punto di vista è necessario valutare con più decisione l’impatto reale che l’attuale livello dei tassi continua ad avere sull’economia produttiva. Le condizioni di accesso al credito restano difficili e il rischio è quello di frenare la ripresa proprio mentre servirebbero segnali di fiducia.”
“Le micro, piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura del nostro sistema economico, lavorano in un equilibrio spesso delicato. Un credito più accessibile – a tassi più bassi – significa possibilità concrete di investire, innovare e creare occupazione. Una politica monetaria più espansiva, in questa fase, non sarebbe un azzardo ma un atto di responsabilità.”
Gli analisti prevedono un possibile nuovo taglio a settembre, se i dati su inflazione e consumi confermeranno un miglioramento stabile. Intanto, dal tessuto imprenditoriale emerge l’esigenza di un’attenzione più marcata ai bisogni reali delle imprese che sostengono l’economia europea giorno dopo giorno.